Il Farro di Monteleone di Spoleto DOP si riferisce alla granella ottenuta dall’ecotipo locale della specie Triticum dicoccum, prodotta nelle tipologie Integrale, Semiperlato, Spezzato e Semolino di Farro.

Metodo di produzione

La tecnica colturale utilizzata è quella in uso da centinaia di anni. Dopo l’erpicatura, il farro viene seminato meccanicamente, a file o a spaglio, nel periodo compreso tra il primo giorno di febbraio e il 10 maggio. La concimazione è unicamente organica, letamica o di derivazione letamica. Nei mesi di luglio, agosto e settembre viene effettuata la raccolta attraverso la mietitrebbiatura. Si susseguono le fasi di lavorazione specifiche a seconda della tipologia di prodotto: il Farro Spezzato è ottenuto da quello Integrale svestito della pula, spezzato in tre o quattro parti e vagliato nel calibro; il Semolino di Farro è ottenuto dalla molitura di quello Integrale, fino ad ottenere una farina a grana consistente, non polveroso seppur più fine di quello Spezzato.

Aspetto e sapore

Il Farro di Monteleone di Spoleto DOP Integrale si presenta in chicchi allungati e ricurvi di colore marrone chiaro ambrato, privi del rivestimento esterno, al palato consistente e asciutto. Il Farro Semiperlato si differenzia per una leggera graffiatura della superficie della cariosside, che resta intera e per un colore più chiaro; al palato risulta più morbido. Il Farro Spezzato presenta un colore marrone chiaro ambrato e aspetto caratterizzato da scaglie vitree. Infine, il Semolino di Farro ha un colore marrone molto chiaro, al palato risulta pastoso.

Zona di produzione

La zona di produzione del Farro di Monteleone di Spoleto DOP comprende i comuni di Monteleone di Spoleto e Poggiodomo e parte dei comuni di Cascia, Sant’Anatolia di Narco, Vallo di Nera e Scheggino, nell’area montana (sopra i 700 metri s.l.m.) a sud-est della provincia di Perugia, nella regione Umbria.

Storia

Il Farro di Monteleone di Spoleto DOP ha origini molto antiche. A dimostrarlo c’è il ritrovamento archeologico avvenuto nella tomba etrusca conosciuta come “tomba della biga” del VI secolo a.C., che si trova proprio nel comune umbro, nella quale tra i vari cereali rinvenuti c’erano anche cariossidi di farro. Una ricerca negli archivi, invece, ha permesso di trovare documenti che attestano come la coltivazione del farro a Monteleone di Spoleto si sia ampiamente diffusa dal XVI secolo. Più avanti nei secoli, l’importanza di questo cereale è ancora rilevante. Il farro infatti ha rappresentato la salvezza per i monteleonesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando arrivarono i tedeschi, sottrassero con prepotenza tutti i sostentamenti alla popolazione. L’unica cosa che lasciarono fu il farro, in quanto in Germania veniva utilizzato solo come mangime per gli animali. Gli abitanti di Monteleone invece, nutrendosene abitualmente, riuscirono a sopravvivere.

Gastronomia

È consigliato conservare il Farro di Monteleone di Spoleto DOP in luoghi freschi ed asciutti, sottovuoto o in contenitori di vetro. Il prodotto Integrale, per essere cucinato, ha bisogno di ammollo e di due ore di cottura; quello Semiperlato cuoce in 30 minuti senza ammollo, così come lo Spezzato che ha bisogno di 25 minuti di cottura. Il prodotto può essere consumato come primo o secondo piatto, contorno, piatto freddo o piatto unico. Ricco di vitamine e sali minerali, è ingrediente fondamentale per molti piatti tipici quali “l’imbrecciata”, la polenta alla Valnerina, la ricetta di San Nicola.

Commercializzazione

Il prodotto è immesso in commercio come Farro di Monteleone di Spoleto DOP nelle tipologie: Integrale, Semiperlato, Spezzato, Semolino di Farro. È commercializzato sottovuoto in sacchetti di plastica del peso di 0,5 e 1 kg ed in sacchi di carta o di nylon del peso di 25 kg.

Nota distintiva

Le condizioni pedoclimatiche della zona di produzione, con terreni che impediscono il ristagno nelle stagioni umide, contribuiscono a definire le caratteristiche del Farro di Monteleone di Spoleto DOP: spiga piatta, corta, affusolata e cariosside vitrea e compatta con residui farinosi alla frattura.

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