Il Carciofo Brindisino IGP è l’ortaggio fresco della specie Cynara cardunculus subsp. Scolymus (L.) riferibile all’ecotipo Carciofo Brindisino.

Metodo di produzione
Il materiale di propagazione deve provenire da piante con le caratteristiche tipiche dell’ecotipo locale ed è costituito da carducci, ovoli, parti di ceppaia o piantine. Prima dell’impianto è necessario lavorare il terreno in profondità e poi, più volte, anche in superficie. Il trapianto in pieno campo viene effettuato nel periodo compreso tra luglio e ottobre mentre la raccolta inizia dai primi giorni di novembre e può continuare fino a tutto il mese di maggio dell’anno successivo. I carciofi devono essere raccolti a mano, tagliando il gambo ad una lunghezza non superiore a 10 cm, con l’eventuale presenza di una o due foglie. Tutte le operazioni devono essere effettuate con estrema cura, in modo tale da evitare danni ai capolini, i quali, facilmente deperibili, devono essere conservati in luoghi freschi, coperti, arieggiati e condizionati entro breve tempo dalla raccolta. Il condizionamento consiste nelle operazioni di “sgambatura”, “spuntatura” e la rimozione delle brattee esterne, seguite dal confezionamento e l’etichettatura.

Aspetto e sapore
Il Carciofo Brindisino IGP si caratterizza per avere capolini di forma cilindrica (alti almeno 8 cm, con diametro minimo di 6 cm), con brattee esterne di colore verde-violaceo e interne di colore bianco-verdastro. Il gambo è sottile o mediamente sottile. Le brattee sono tenere e carnose alla base e hanno un sapore sapido e gustoso.

Zona di produzione
La zona di produzione del Carciofo Brindisino IGP interessa alcuni comuni della provincia di Brindisi, nella regione Puglia.

Storia
Le prime notizie sul consumo di Carciofo Brindisino risalgono al 1700, in particolare ad alcuni ricettari rinvenuti all’interno dei Seminari di Otranto e Oria che documentano il consumo abituale di pietanze a base di carciofo. Nel 1930, a seguito della crescente estensione della coltivazione del carciofo in provincia di Brindisi, iniziano le prime rilevazioni statistiche, su una superficie pari a circa 60 ettari e concentrata prevalentemente nei comuni di Carovigno, Mesagne, Brindisi e San Vito dei Normanni. Nell’arco di poco più di un quarantennio, la superficie destinata alla coltivazione del Carciofo Brindisino è aumentata a dismisura, passando da più di 100 ettari nel 1946 ai 9.000 ettari negli anni Ottanta.

Gastronomia
Il Carciofo Brindisino IGP mantiene intatte le sue caratteristiche organolettiche se conservato in luoghi freschi e asciutti. Può essere conservato anche in frigorifero, togliendo le foglie esterne più dure, il gambo e riponendolo in un sacchetto di plastica o in un contenitore a chiusura ermetica, dopo accurato lavaggio in acqua e limone e adeguata asciugatura. In questo modo, la conservazione può protrarsi per 5-6 giorni. Il sapore particolarmente dolce e la tenerezza che lo contraddistinguono fanno apprezzare pienamente il prodotto consumato crudo, in insalate o pinzimonio. Il Carciofo Brindisino IGP è protagonista di numerosi piatti della tradizione culinaria pugliese: una semplice pasta con pomodorini, basilico e peperoncino, ma anche la “parmigiana di carciofi” o i cosiddetti “carciofi alla brindisina”, dove i capolini, riempiti con pane, olive, capperi, menta, aglio e cipolla, vengono disposti in un letto di patate tagliate a fette e poi cotti in forno.

Commercializzazione
Il prodotto è immesso in commercio, a partire dal mese di novembre, nella tipologia Carciofo Brindisino IGP. Viene confezionato in contenitori di materiale di origine vegetale, di cartone o altro materiale riciclabile, che contengono da un minimo di uno fino ad un massimo di 25 carciofi. Le categorie commerciali sono la Extra e la Prima.

Nota distintiva
Il Carciofo Brindisino IGP ha una stagionalità precoce ed è presente sul mercato in anticipo rispetto ai carciofi coltivati in altre zone geografiche.

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