Bonus chef nella Legge di Bilancio 2021: la manovra prevede un credito d’imposta per i cuochi professionisti di alberghi e ristoranti.

Si tratta di un’agevolazione molto inclusiva: il bonus infatti è destinato ai cuochi professionisti che lavorano sia come dipendenti che con partita IVA.

È stata l’On. Maria Spena, di Forza Italia, a presentare l’emendamento alla manovra contenente un credito d’imposta per gli chef, siano essi dipendenti o autonomi, che può arrivare fino a 6.000 euro.

Bonus fino a 6.000 euro nella Legge di Bilancio 2021

La Legge di Bilancio 2021 prevede un interessante bonus destinato a chi lavora nelle cucine di alberghi e ristoranti: un credito d’imposta che può arrivare fino al 40% delle spese sostenute fino a un massimo di 6.000 euro.

A chi spetta questo credito d’imposta? Il bonus potrà essere richiesto dai cuochi professionisti di alberghi e ristoranti, sia come lavoratori dipendenti che come autonomi con partita IVA, anche nei casi in cui non siano in possesso del codice ATECO 5.2.2.1.0.

Il bonus non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell’Irap.

Le spese ammissibili al credito d’imposta (“strettamente funzionali all’esercizio dell’attività” tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021) sono:

  • l’acquisto di macchinari di classe energetica elevata per la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la cottura dei prodotti alimentari;
  • strumenti e attrezzature professionali per la ristorazione;
  • la partecipazione a corsi di aggiornamento professionale.

Il bonus ammonta a un massimo di 6.000 euro. Il budget complessivo stanziato per la misura ammonta a 1 milione di euro per il 2021. Lo stesso plafond è stato stanziato anche per il 2022 ed il 2023.

Il credito è utilizzabile in compensazione mediante F24.

È possibile la cessione del credito ad altri soggetti, comprese le banche e gli altri intermediari finanziari.

Tutte le regole per la fruizione del bonus dovranno essere regolate da un decreto interministeriale tra MEF, Ministero del lavoro e MiSE.

Fonte: money.it